Algoritmi, se li conosci… non li eviti ma li utilizzi
Mi dicono che è il caso che io torni a scrivere di quello che mi piace, di quello che conosco e ho competenza. Allora, approfitto di un articolo esaustivo di Pier Luca Santoro sul funzionamento degli algoritmi di Facebook, per riportare qualche spunto anche qua. Provando a ricominciare a vivere questo spazio mio.
I social network sono si il luogo dove le persone si connettono ma soprattutto sono il luogo, posizionato nel palmo della nostra mano, utilizzato da tutti come piattaforma di distribuzione delle informazioni. La questione oggi, per chi sta sui social e li vive, da una parte e per chi condivide contenuti dall’altra è questa: l’obiettivo deve essere quello di costruire una comunità, non un pubblico. Di rendere il contenuto colloquiale, conversazionale, invece di catturare l’attenzione e basta, utilizzando tutte le tecniche e gli artifici possibili. A certi post, oramai, mancano solo i fuochi di artificio attorno (peccato non si possano mettere, quelli veri, dico) per avere tutto l’attention whoring possibile.
Si tratta di adottare un approccio più onesto e vero, quando si interagisce con le persone sui social, riconrdandoci che siamo persone che interagiscono con persone, attraverso macchine e algoritmi.
Esattamente cosa sappiamo dell’algoritmo di Facebook nel 2019?
– Facebook non condivide il tuo contenuto solo con 26 persone, sarebbe il fallimento totale, non pensi?
– Un post viene mostrato subito a una piccola percentuale di utenti per misurare il coinvolgimento iniziale. E ci sta, dopo tutto chi vuole vedere cosa scrivi, deve pure venire a trovarti, se ci tiene.
– L’algoritmo di Facebook dà la priorità ai contenuti che stimolano una conversazione tra amici e familiari. Ecco perchè è più facile che siano proprio loro a interagire con te.
– Priorità ai collegamenti condivisi su Messenger, perché se reputi di condividerli saranno importanti no?
– La credibilità di un utente [completezza della sua pagina, cronologia della condivisione ecc.] è un fattore di ranking. Chiedetevi sempre cosa vedono gli altri quando arrivano sui vostri spazi social. Qual è l’ultimo vostro post? Che foto hai postato?
– Il contenuto del brand o del publisher condiviso da un utente e genera ulteriori discussioni avrà la priorità. Non è tanto chi o quanti condividono, ma quanto quelle condivisioni generano conversazioni.
– Darà la priorità al video live perché riceve più interazioni. Non è un caso che ti avvisa quando qualcuno dei tuoi amici è in diretta. Poi, chiaramente, se ne fai mille di dirette, anche per dire cosa stai mangiando, la gente non ti segue più. Ma non dare la colpa a Facebook, forse è colpa tua.
– I post dei video nativi ricevono un coinvolgimento molto maggiore rispetto a un post di collegamento. Ci sta, anche questo, ci sta.
– L’impegno è basato su un sistema di punteggi.
– I post con commenti di lunga durata nel tempo riceveranno una ponderazione più alta.
– I contenuti nativi hanno la precedenza sui collegamenti ad altri siti. Bè, Facebook non è fesso. Devi usare Facebook da dentro Facebook.
– Postare cinque volte al giorno sembra essere la quantità ottimale, secondo uno studio di Buffer. Io direi, postare quando il contenuto merita di essere postato, quando comunica qualcosa, coinvolge qualcuno, è interessante. Altrimenti anche non postare a volte, può essere più utile. Se ne guadagna in credibilità pure col silenzio, quando è opportuno.
– Clickbait e le richieste alle persone di mettere mi piace, commentare o condividere i propri contenuti riceveranno un markdown. Era anche ora.
– Il contenuto sensazionalistico sarà contrassegnato negativamente dall’algoritmo. Bene.
– L’algoritmo di Facebook ridurrà la portata degli articoli con titoli falsi, o comunque fuorvianti. E anche qui era ora che funzionasse così.
Vi rimando all’articolo completo https://www.agifactory.it/algoritmi-piattaforme-social-2019/
E pubblico anche qua l’infografica che ci fa capire qualcosa in più sugli algoritmi di Facebook. Oltre che rimandarvi a due vecchi post, di quando Facebook lo comprendevamo in pochi (è ancora così, ma oggi sono tutti marketers e social media “qualcosa” guai a contraddirli)
Uno è sul Paradosso della visibilità su Facebook. Il secondo è sulla matematica della visibilità.