Soprano ma leggero. Una ottava sopra, ma consapevole
Per quei casi della vita, ho volato con una omonima un po’ più nota, con un soprano un po’ (tanto più brava), con una bionda un po’ più bionda e cazzuta (si può dire cazzuta su Facebook? Lo può dire una signora? Vabbè diciamolo).
E ci siamo anche guardate e sorrise nel bus che ti porta a bordo e scambiate due parole cordiali in quello che ti sputa fuori agli arrivi. Non ho però osato chiedere alla Ricciarelli se era lei e non ho avuto la tentazione di fare il selfie che avrebbe potuto accompagnare queste parole e questo post. Ho lasciato il mondo come è.
Il caso della vita che mi ha fatto incrociare per due ore Katia Ricciarelli. E la riflessione sulla leggerezza del soprano, quella che mi hanno insegnato insegnandomi l’arte di gestire l’aria e la voce col diaframma, per arrivare un’ottava sopra (degli altri?) o su di lì.
È questione di timbro. Di chiarezza, dolcezza, limpidezza, agilità ed estensione, di coloritura e di melodia. Riflettere, puntare la nota, respirare, raggiungerla lassù in alto, dove altri non arrivano. Cantare.
Adattandosi alle situazioni, consapevoli che la bravura non è arrivare con la voce lassù dove altri non arrivano e sovrastarli, ma arrivarci con il fiato a mantenere la nota e agilmente ritornare giù. Cantare. Solista ma anche coro. E nel coro, nel gruppo, ricalibrare per tessere armonie insieme.
E allora…
Respira. Mantieni la calma. Il segreto per la voce e per la vita è solo quello.
#Riflessioni