Catepol, parolando, personale

Porto il nome di una santa impegnativa

“Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia.” (Santa Caterina da Siena)

Perché tengo al mio nome?
Perché è il nome di mia nonna, sicuramente.
Perché è un bel nome.
Perché porto il nome di una santa con le palle. Anomala, strana per la sua epoca.
La prima donna dottore della chiesa.
Una che scriveva ai potenti, a papi, re e regine. Una tosta.

Donna pura questa l’etimologia del nome che condivido con Santa Caterina da Siena.
Un bell’impegno questo nome. Un impegno più grande “essere santi come i santi di cui portiamo il nome” come diceva Don Bosco.
Una che lottò senza sosta per la pace.
Una sapiente, una coraggiosa.
Una che scriveva, scriveva, scriveva. E provava ad insegnare qualcosa.

Eppure era analfabeta. Ricevette il dono di leggere, dice la sua biografia. E non smise più. Usa espressioni tonanti e allo stesso tempo tenerissime quando scrive al Papa. Richiama alla carità che altro non si traduce nei gesti concreti verso i poveri e gli ultimi.
La patrona d’Italia e d’Europa.

Temi forti quelli su cui si impegnò con tutte le forze: la pacificazione dell’Italia, il ritorno della sede Pontificia a Roma, la riforma della chiesa. Non pizza e fichi, diremmo oggi.

Tutto questo per dirvi che non è banale che io ci tenga a ricevere gli auguri per l’onomastico oggi, Santa Caterina da Siena.

Porto il nome di una santa impegnativa.
Che se riuscissi ad assomigliarle anche solo per l’1% sarebbe già un grande dono.
Intanto alleno la pazienza.

Buon onomastico a me. Alle Caterine che conosco (auguri cugina! Caterina Policaro)

E questo l’impegno: non tacere. Tacendo non si cambia mica il mondo! (Vale in tutti i contesti, dai piccoli ai grandi).
Vale oggi che è il compleanno di internet (30 anni e un mondo stravolto dal digitale). Oggi che abbiamo tutti gli strumenti per non stare in silenzio (ma anche quelli per capire quando è il caso di non parlare, non tutto merita d’essere scritto e letto anche se tutti ne abbiamo oramai libertà e palcoscenico virtuale, grazie ai social).

“Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito.” (Santa Caterina da Siena)

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