condivido link, Lavoro, leggo e condivido, parolando, Riflessioni, teaching and learning, varie ed eventuali

P***ana P***ana, P***ana la maestra… (cit.)

Questa è  la fase in cui mi sento un ibrido. Ho preso servizio nella nuova scuola partecipando al primo collegio dei docenti, ma ho ancora un piede nella vecchia per via degli esami di settembre. Nell’arco dello stesso giorno ho stretto la mano al preside con cui sto per cominciare a lavorare e ho salutato con malinconia quello con cui ho lavorato fino a giugno. Ho messo a fuoco i visi dei nuovi colleghi ma continuo a vedere quelli che ho frequentato tutte le mattine per un anno. Ho in mano la lista delle classi che da mercoledì inizierò a conoscere, ma il cuore mi batte ancora forte per i ragazzi a cui non insegnerò mai più. Per chi non ci lavora, i problemi della scuola sono sempre di natura logistica, organizzativa, economica, politica, sociale. Per chi ci è dentro fino al collo e nonostante i tempi avversi seguita a credere in quello che fa, il problema è principalmente emozionale. Io sto male. Sto male per tutto quello che volevo e non ho fatto in tempo a dire ai miei alunni, sto male per i progetti che avevamo accarezzato insieme, perché dopo la prosa dovevo insegnargli la poesia, dopo l’impero romano avrei voluto raccontargli il medioevo. Ma se è vero quello che don Milani scrisse nella sua intramontabile Lettera a una professoressa (“Le maestre son come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non hanno tempo di piangere”), tempo un mese e sarò guarita.

Antonella Landi – Pagine fiorentine del Corriere della Sera

4 thoughts on “P***ana P***ana, P***ana la maestra… (cit.)

  1. Ancora non sono così dentro la scuola (e ancora non credo di volerlo essere), ma in ogni caso grazie del bellissimo post!

  2. Ecco, sì, penso che io e te siamo vicine per più di un aspetto! (e non solo perché anche i miei sono nati in provincia di VV…!). Per esempio, son d’accordo su fatto che insegnare sia esserci con tutto se stessi, e quindi inevitabilmente con le proprie emozioni, i propri desideri, e anche le malinconie. Solo su un aspetto penso leggermente diverso: i prof ridono e piangono insieme (e anche i preti – almeno quelli che stimo di più – credo che facciano lo stesso…). E poi, anche lasciare i miei alunni dopo 3 (o 5) anni crea in me diverse domande. Cambiare improvvisamente (come ho sperimentato diverse volte) credo possa aiutarmi a ricordarmi meglio del mio ruolo: in cui do tutta me stessa, ma la vita è più grande (e credo che chiunque, anche un genitore, prima o poi ne faccia esperienza). Ciao e a presto!

Comments are closed.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito utilizza i cookie, anche di terze parti: cliccando su 'OK', proseguendo nella navigazione, effettuando lo scroll della pagina o altro tipo di interazione col sito, acconsenti all'utilizzo dei cookie. <br>Per maggiori informazioni o per negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta l'informativa. Informativa Estesa: Privacy e Cookie

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi