Twitter: identità e essere influenti dipendono dagli altri
(via Lifestream Blog) La tua identità su Twitter è fatta da quello che ci scrivi tu sopra e da come lo usi ma anche, e forse soprattutto, da come ti vedono gli altri. Anche se possiamo inserirci in liste per categorie (decise da noi) utilizzando strumenti tipo Wefollow o Twibes, l’informazione riguardo il “come ci vedono gli altri” e cosa pensano di noi ci viene sicuramente dalle Liste Twitter in cui altri utenti ci hanno inserito. La web reputation dipende soprattutto dagli altri e non da te.
E non è tanto il numero di liste in cui ci inseriscono gli altri utenti Twitter a fare di noi degli utenti in qualche modo influenti, quanto i temi e/o categorie in cui i nostri contatti ci inseriscono. Occorrerebbe quindi poter verificare non solo il numero di liste in cui siamo inseriti, operazione che tutti gli utenti Twitter possono effettuare autonomamente dal loro stesso account ( http://twitter.com/NOMEUTENTE/lists/memberships) ma la loro utilità per l’utente che le crea, a partire dal nome/categoria/tag che l’utente assegna alle sue liste e alla loro composizione.
In pratica, occorrerebbe una identity page, una pagina in cui capire l’identità di una persona su Twitter vista dagli altri utenti, una pagina costruita mediante una sorta di tag cloud che analizza le keywords, le parole chiave delle liste in cui gli altri utenti ci inseriscono.
Il servizio per fare tutto ciò esiste ed è Mustexist/list_tags. In pratica quando veniamo aggiunti in liste Twitter, gli utenti ci taggano, ci assegnano dei tag, delle etichette, che vanno dal semplice “persone che conosco” al “blogger” o anche al “da evitare”!!
Mustexist/list_tags non fa altro che analizzare queste etichette (i nomi delle liste Twitter in cui siamo inseriti) e tirare fuori la nostra identità Twitter.
Cosa dicono gli altri di noi? Inserisci il tuo nick (autorizza l’applicazione loggandoti con Twitter, ma è facoltativo) e aspetta l’analisi che Mustexist/list_tags farà per te.
Viene fuori l’immagine di tutte le keywords utilizzate per descrivere noi nelle liste in cui siamo inseriti. Io sono inserita in 116 liste.
Quante più volte è stata inserita la parola chiave, tanto più grande sarà la parola nella tag cloud risultante.
La mia è “Blogger”, seguita da “italia” come potete vedere.
Si può cliccare su ciascuna delle parole che vengono fuori dall’analisi di Mustexist/list_tags e accanto verranno mostrate le liste corrispondenti in cui siamo inseriti e da parte di chi, corrispondenti a quella parola. Inoltre, appaiono anche le top list di Twitter, quelle maggiormente seguite, per quella data parola chiave.
Mustexist/list_tags è utilissimo quindi per conoscere l’immagine che gli altri utenti si son fatti di noi ma anche per verificare come viene visto realmente un qualunque utente. Esempio banale: è facile descriversi “social media expert & web 2.0 strategist & social network evangelist” da soli. Poi vai a vedere la tag cloud risultante da Mustexist/list_tags e dalle liste in cui si è stati inseriti e scopri che la parola chiave più frequente è “scassaballe” 😉 (io, fortunatamente, solo una volta. No, non mi conoscete bene per nulla!!!)
Il ritratto dell’utente Twitter in questione è sicuramente più realistico, così come la sua vera identità e la sua capacità di essere realmente considerato tra gli utenti più influenti per una determinata categoria.
Ci sono strumenti tipo Favstar.fm che permettono di valutare quante volte è stato preferito, fino a poco tempo fa si considerava parametro utile per valutare quanto fosse influente un utente su Twitter anche il numero di Follower, il rapporto tra follower e following, possiamo utilizzare anche strumenti come Klout e Tweetrank (tra i più usati e noti)… insomma l’identità online, su Twitter si costruisce tenendo conto del parere degli utenti che ci seguono. Non è un fatto puramente personale ed egocentrico, anzi.
Chiaramente gli account Twitter privati hanno metriche di “autorevolezza” un po’ sfasate proprio dalla privatizzazione dell’account. (su questi altri strumenti, magari ci torno presto).
E di queen ce n’è sempre una, comunque 😉