Maturità 2009: tecnologia per ripetere – Intervista su Repubblica
Mi ha intervistato Repubblica (trovate l’articolo qui: http://www.repubblica.it/2009/05/speciale/altri/2009maturita/ripasso-tecnologico/ripasso-tecnologico.html#)
La maturità 2009 vede impegnati gli studenti a studiare e ripassare, anche (e forse soprattutto) attraverso le tecnologie disponibili e ovviamente internet.
Tecnologie usate non soltanto per fare i furbi, come segnalavo, soprattutto ai colleghi docenti che mi leggono, in questo post, l’altro giorno: https://www.catepol.net/2009/05/23/come-ti-copio-allesame-di-maturita-2009/
Tecnologie e rete utilizzate anche per apprendere, ripetere, condividere.
Mp3 di storia, regole matematiche, declinazioni di latino o di altre materie nell’Ipod e via, a ripetere ascoltando e riascoltando mentre si corre o mentre si aspetta l’autobus.
Video online con spiegazioni di concetti affiancano tesine e appunti da scaricare dai siti specializzati. Video con spiegazioni sugli argomenti più vari o vere e proprie minilezioni da seguire online o sull’iPod da portarsi in giro.
Possibilità di esercitarsi con le prove degli esami di maturità degli anni passati, come altri siti anche Repubblica. it dà la possibilità di accedere all’archivio e di svolgere dei quiz per testare la propria preparazione.
Questo è quanto ho detto io nell’intervista:
“Prof” al passo coi tempi. “Purtroppo c’è la brutta abitudine di scaricare e copiare temi e tesine, usando il mezzo in modo passivo. Gli audio e i video, invece, possono aiutare molto nel ripasso”. A parlare è Caterina Policaro, insegnante di inglese, esperta di e-learning e autrice del blog Catepol 3.0, che si è piazzato al quarto posto agli ultimi Euro Blog Awards, i premi continentali per i diari online. “Molti ragazzi non hanno la voglia o la pazienza di leggere – continua – mentre con i podcast sono obbligati ad ascoltare. E, se lo studente è già preparato, lo strumento è fenomenale”.
Secondo Policaro, che tiene corsi di multimedialità per i colleghi, la tecnologia è un’arma nelle mani dei professori, “per parlare la stessa lingua dei ragazzi” e guadagnarsi la loro attenzione. L’insegnante racconta di aver sperimentato sia Facebook che Twitter per condividere informazioni e comunicare con la classe, ma anche di aver provato a sfruttare le potenzialità dei cellulari, ad esempio registrando un pezzo di lezione e inviandolo via Bluetooth agli alunni: “Era un brano di inglese, ho detto alla classe che non c’erano più scuse, lo dovevano ascoltare almeno una volta a casa. Ha funzionato benissimo”.
Ed infine, concludo che “Si perde più tempo a cercare le scorciatoie che a studiare”. E spesso gli studenti non se ne rendono neanche conto.
Complimenti.. Un intervista su repubblica è un pezzo da 90!
Sono sicuro che Facebook possa essere usato anche in questo modo, e soprattutto sono convinto che, se il prof ci sa fare, può stimolare molto gli studenti ad approfondire lo studio.Ottimo stratagemma!!!