Sui social network nessuno pensa che tu sia un cane
(via) Cosa accade quando proviamo a costruire la nostra esperienza online insieme ad altre persone con le quali siamo in relazione? In questo momento con le tecnologie e gli strumenti di comunicazione online possiamo essere connessi con chi desideriamo, persone che possono far parte della nostra vita privata (famiglia, amici, amori) oppure professionale e con queste persone costruiamo a diversi livelli una esperienza online che a loro volta queste stesse persone costruiscono con le persone con cui sono connesse loro.
Social network, reti sociali allargate. Sei gradi di separazione digitale e siamo in grado di arrivare a chiunque al mondo, dicono.
In ogni social network così creato e vissuto è importantissimo considerare il cosiddetto trust and behavior.
Cioè la fiducia che altre persone ripongono in noi e che noi riponiamo in loro per vari motivi, tra i quali una identità coerente (online come offline), il fatto che si sia peers e disponibili a fornire aiuto e conoscenze su argomenti in cui si viene riconosciuti in qualche modo come “più” esperti, il riconoscimento sociale, l’esperienza ecc.
Quando costruisci la tua identità online in connessione con altri, non sei più un anonimo navigatore della rete ma un abitante. Come in un condominio, in una riunione, in una tavolata di amici ed in qualunque consesso sociale, la tua reputazione acquisisce sempre più importanza. Online la reputazione è importantissima.
Quando non si è nascosti dall’anonimato, le persone si comportano diversamente e devono essere soprattutto se stesse. In rete poi le persone cominciano a partecipare a conversazioni che si svolgono in vari luoghi virtuali e mediante diversi tool in maniera abbastanza aperta e soprattutto con peers, con persone simili per interessi, conoscenze, sensibilità ecc. E si creano reti e relazioni più o meno stabili.
C’è sicuramente grande differenza nei tool disponibili così come nelle dinamiche (sincrone o asincrone, uno-a-uno, uno-a- molti, molti-a-molti) che si vengono ad instaurare. Sarebbe da approfondire la differenza della comunicazione tool per tool ma non è questo il post, magari prima o poi lo scrivo.
Ad esempio, giusto per dirne una, Twitter è diversissimo da un online Forum. Ma come dicevo a Venezia, non lo è poi tanto dai Gruppi Yahoo che si usavano qualche hanno fa. Twitter non ha gerarchie e nessuna bacheca su cui appendere messaggi. Sei tu, le tue connessioni e quello che hai da dire in soli 140 caratteri. Ciò che scrivi non rimane solo una cosa detta appiccicata da qualche parte, ma qualcosa che tutti gli interessati possono leggere, qualcosa che viene registrata sul web e quindi ritrovata anche a distanza di tempo. Non è sincrono (come potrebbe invece sembrare) ma soprattutto asicrono e non è uno-a-molti ma molti-a-molti. E son differenze e user experience diverse anche in termini di relazioni personali che questo tipo di comunicazione abilita.
Certo non è detto che dietro una identità digitale non si nasconda un cane che usa internet. Secondo me qualcuno se ne accorge prima o poi.
Ecco perchè il discorso del trust nei social network è da approfondire.
Gestire la propria identità nel web è comunque un problema da affrontare per chi vive la rete anche se grazie ai social network l’identità diventerà semplificata, sempre più unica ed universale (tendiamo infatti ad utilizzare lo stesso nick e lo stesso avatar per farci riconoscere no? E questo è solo la punta dell’iceberg della nostra coerenza online).
Dobbiamo sicuramente avere cura della nostra identità digitale e preoccuparci dell’efficacia delle nostre connessioni online comunque centrate su persone. Sulle persone che stanno dietro ad un nickname o ad un avatar. E’ abbastanza facile scagliarsi contro una identità online nascosti dietro il proprio monitor, di contro. A volte siam pronti a parole a distruggere la reputazione online di qualcuno scrivendone pesta e corna. Bè, è chiaro che non essendoci un cane dall’altra parte della rete ma una persona, ad ogni azione dobbiamo aspettarci una reazione. Nè più nè meno di quello che accadrebbe nella vita di ogni giorno.
“Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te” io lo tradurrei come “Non scrivere su web di altri ciò che non vorresti mai fosse scritto di te”…
Ci son persone dietro in entrambi i casi, persone con un proprio sentire e modo di pensare che non è sicuramente lo stesso nostro, ma a cui nessuno (nei limiti del buon senso e dell’educazione) può impedire di dire la propria in rete su spazi propri (un blog) o pubblici (un social network) comunque aperti alle conversazioni.
Dobbiamo imparare a gestire comportamenti online. Comportamenti che son sociali innanzitutto. Al di là delle regole che consigliavo qui e qui. Più di tutto è il buon senso. Non fare mai online ciò che non faresti mai nella vita di ogni giorno. Evangelico ed efficace. (ed al solito tutto da approfondire…)
Ciao,
sono passato ed ho letto (anche se con fatica per… il caldo).
Un sorriso
Matteo
sottoscrivo dalla prima all’ultima parola e copio incollo un pezzo per farne il post del lunedì su Ibridamenti.
🙂
mad
eruner ma grazie…
mad fai pure i miei testi sono social 🙂
e vedo di rispondere alle domande mancanti
fatto 🙂