S’io fossi nativa…
S’io fossi Nativa Digitale oggi in aula terrei anch’io il portatile per multitaskare seguendo la lezione e facendo i fatti miei. E non ci troverei nulla di male. Però non disturberei. Perchè farei i fatti miei, inclusa la lezione, incluso l’apprender sempre nuove cose.
Invece sono prof. E Immigrata Digitale.
In quanto prof che di tecnologie ne capisce un po’ probabilmente mi arrabbierei anch’io. Non a questi livelli, ma m’arrabierei.
Così come m’arrabbio quando sgamo subito chi usa il telefonino (la PSP, l’iPod ecc.), chi te lo fa apposta pensando che tanto la prof non capisce, che tanto la prof che ne sa di telefonini, SMS, Internet, YouTube ecc. ecc. Ricordate l’episodio "Occhio che ora il video ve lo faccio io e lo porto dal preside?"
Apprendo sempre da Geekissimo che a Chicago l’università ha deciso di bloccare l’accesso a internet nelle aule durante le ore di lezione, perché gli studenti si distraggono troppo.
Decisione discutibile, anche se non del tutto sbagliata.
I Nativi Digitali sono esperti in multitasking e non fa loro problema chattare mentre ascoltano una lezione e prendere appunti contemporanemante scrivendo anche sul blog. Anche alcuni Immigrati Digitali oramai sanno farlo e lo fanno (tant’è che girava la notizia dell’impedire l’uso dei portatili alle riunioni dei manager, qualche tempo fa, praticamente per gli stessi motivi per cui non si dovrebbero utilizzare durante una lezione universitaria).
Guardandola dal lato prof è una questione di rispetto. Cioè fino a che non il comportamento dell’allievo nativo non disturba la lezione o dà fastidio al prof e agli altri. Non c’è niente di peggio quando stai in cattedra che capire che a chi ti sta davanti non frega realmente nulla di quello che dalla cattedra racconti. E non perchè non sei bravo o preparato come prof, ma proprio perchè ci fosse anche Gesù o il presidente degli Stati Uniti in cattedra, non gliene fregherebbe nulla uguale. Qui rispetto non ce n’è. E non solo per chi in quel momento fa il prof e prova a trasmettere delle conoscenze. Non c’è rispetto per la conoscenza, per la cultura. Non si cresce.
Nei commenti, Danix racconta quello che succede nela sua Università.
La percentuale di studenti che durante le lezioni tiene il proprio pc portatile sul banco e’ abbastanza alta. Ci sono ovviamente vari utilizzi: chi scrive il codice passo passo direttamente al computer senza passare dalla carta, chi segue sulle dispense messe online dai professori, chi si guarda la posta, chi manda un sms da internet, chi si guarda l’orario del treno per tornare a casa, chi guarda un video da youtube … solitamente questi ultimi sono quelli che stanno nelle ultime file..
Insomma, ce n’e’ per tutti i gusti.
Molti professori non hanno niente da ridire verso l’uso dei portatili durante le lezioni, ben cosci che la meta’ delle persone che hanno il loro portatile davanti agli occhi potrebbe non star seguendo la lezione.
Altri invece a inizio corso dicono espressamente che i portatili nelle loro ore devono stare spenti, perche’ non essendo le lezioni a frequenza obbligatoria, “Se venite qui seguite, se volete far altro, potete andare a fare le vostre cose da un’altra parte”. Solitamente sono i professori dell’area “matematica” a richiede cio’. Pero’ non e’ un grande problema, anche perche’ “le regole del gioco” sono abbastanza chiare e “concordate” da entrambe le parti.
Della serie: patti chiari e amicizia lunga.
Ecco forse la soluzione è il ritorno al cosiddetto patto formativo. "Patti chiari amicizia lunga" trasposto in situazioni di insegnamento/apprendimento. Rendere chiaro che quello che accade in quell’aula è un processo che richiede lo scambio tra docente e studente. Scambio di conoscenze, comunicazione, ascolto, discussione, appunti, rielaborazione, memoria, attivazione di sinapsi e collegamenti, cambiamenti rispetto allo status precedente in cui non si era in possesso delle nuove informazioni, relazioni ecc. Rendere chiaro che c’è sempre qualcosa da imparare. Chi non è interessato la porta è aperta, uscisse fuori dall’aula. Amici come prima. Oppure non disturbasse il processo in corso.
Certo è una generalizzazione.
Però poi all’esame, in qualunque modo ci arrivi, il Nativo Digitale che non apre bocca perchè sempre impegnato a multitaskare su altro col portatile anzichè prender parte attiva alle lezioni, secondo me si sgama subito. E non ci possono essere scuse. Occorre educare all’uso delle tecnologie in quanto facilitatori dell’apprendimento, che non si può limitare solo alla lezione frontale, certo.
E questo il compito degli Immigrati Digitali (e quindi dei prof che hanno capito e utilizzano anch’essi in modo massiccio le tecnologie abilitanti e la rete). Ci sarebbe da approfondire il discorso.
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