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Telefonini come strumenti per favorire l’apprendimento?

Dean Shareski riporta un case study sul suo blog sull’utilizzo dei telefonini nella didattica, in particolare con ragazzini di scuola elementare e media offrendo alcuni spunti interessanti sule modalità di uso dei telefonini a quell’età e sulla considerazione che essi anno dei compagni di classe che per un motivo o per un altro di cellulare sono sprovvisti.

Dean ha documentato il coinvolgimento dei ragazzini all’esperimento, la responsabilità e la capacità di innovare e di utilizzare le strategie di problem solving oltre che le sfide educative e didattiche che l’utilizzare tecnologie insolite nella didattica comporta. (via e via)

Vediamo le dimensioni coinvolte dalla sperimentazione dei telefonini nella didattica:

  • Engagement/Coinvolgimento. Il telefonino in classe come novità viene accolto favorevolmente, la novità cede subito il posto al coinvolgimento per quanto riguarda la condivisione di idee. Quindi gli studenti utilizzano i telefonini per condividere tra loro idee, immagini, video e audio. Il coinvolgimento non è con lo strumento ma con la reale possibilità di essere tutti coinvolti e partecipare alla costruzione della storia oggetto dell’attività didattica.
  • Istruzioni. Sono state appese alle pareti dell’aula una serie di linee guida sviluppate dagli stessi studenti con l’aiuto dell’insegnante riguardo come utilizzare i telefonini nell’attività didattica. Discussioni quindi sulla condotta da tenere, sul comportamente, la buona educazione, la privacy e la riservatezza sono state condivise e socializzate da tutti. E’ risaputo, infatti che quando i ragazzi sono messi in condizione di determinare essi stessi le regole, ne comprendono subito appieno e se ne fanno carico in termini di responsabilità.
  • Innovazione e Problem Solving. Gli studenti hanno così potuto scoprire che i telefonini possono diventare anche degli organizers, delle agende, dei registratori e voice recorders, e soprattutto degli ottimi strumenti per creare e distribuire facilmente multimedia. Hanno scoperto che il bluetooth è ottimo per condividere e scambiare file, che possono creare sintesi e riassunti delle discussioni di gruppo utilizzando sia la registrazione vocale che la registrazione di brevi video.
  • Teacher as a Learner/Anche il docente apprende. Un docente sicuramente non sarà veloce sulla tastiera dei telefonini con il “T9” come i ragazzi, ma può imparare da essi e soprattutto apprendere come utilizzare anche il T9 nella didattica. Un insegnante potrebbe inviare sms ai suoi alunni per ricordare i compiti da fare, gli studenti possono rispondere. Si crea comunicazione e relazione, cosa che in se stessa è positiva per la didattica.
  • Pratica riflessiva. Il discorso non è quello di utilizzare i telefonini a tutti i costi nella didattica, ma certamente un uso intelligente può avere sicuramente un ruolo importante, dal momento che per i ragazzi è importante. E’ sicuramente una sfida educativa su cui riflettere. ma il potenziale di utilizzare mp3 o altri multimedia che i ragazzi possono portarsi dietro in qualunque momento dovrebbe essere da stimolo per un insegnante. Occorre riflettere ed osservare le modalità nuove con cui i ragazzi di oggi apprendono, anche grazie alle tecnologie in loro possesso e sfruttarne le possibilità.

Certo, non tutti gli studenti possiedono un cellulare, almeno fino alle scuole medie anche se il numero è sempre in crescita. I docenti però dovrebbero uscire dagli schemi della didattica classica, frontale per favorire l’apprendimento con tutti i mezzi possibili che sono a disposizione, anche con quelli che non sono esattamente didattici, ma che possiedono però delle potenzialità da tenere in considerazione. I telefonini, come gli mp3, la PSP, gli iPod o altri device tecnologici che la maggior parte dei ragazzi possiede dovrebbero essere tenuti in considerazione dagli insegnanti che dovrebbero sempre chiedersi “Potrebbe aiutare gli studenti ad apprendere meglio? Se si, come?” 

(foto di Miss Laid Plot)

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