cronacatepol, Lavoro, parolando, personale, social

L’educazione alla fine è cosa di cuore (pomeriggio 1.0)

Pomeriggio 1.0 di quelli che ogni tanto ci vogliono, di quelli che ogni tanto ti toccano. Ben venga, sempre di gente e di reti sociali si tratta. Solo un po’ più lente, analogiche, spesso incapaci di fare contemporaneamente anche solo due azioni ma non per questo da giudicare. Spesso tutti convenevoli, saluti, presentazioni, ringraziamenti. Ma anche queste son cose che fan piacere.

Ho visto un tramonto spettacolare.

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Di quelli che ti manca il fiato. Di quelli che, cazzo, quando serve non hai la digitale in borsa ma solo il cellulare. Meno male che la qualità del paesaggio limita i danni della poca qualità dell’obiettivo.

Ho osservato presentare il convegno leggendo la presentazione da fogli A4 scritti al computer, ma ho visto anche un intervento letto da fogli dattiloscritti (leggasi macchina da scrivere…esistono ancora) e uno con mani tremanti a reggere fogli A4 scritti a mano, a penna. Diverso lo stile, diversi gli strumenti, diversa se vogliamo la tecnologia, ma certo non è una slides spettacolare con animazioni in 3D che rende un intervento ad un convegno più interessante di un altro. E’ il contenuto che fa la differenza insieme al modo di porlo al pubblico e perchè no, anche l’emozione nella voce microfonata ed il tremolar di mani. Insomma non è quanto sei bello e quanto sei bravo o quanto sei tecnologico. E’ quello che comunichi, di sensato, pregnante ed interessante. E’ quello che appartiene al contesto, che spiega il contesto, che aggiunge conoscenza nuova a quel contesto.

Ho visto poi un unico foglio A4 di appunti lineari e schematici, calligrafia ordinata, molto stampatello, presi durante gli altri interventi, compreso il mio. Poche parole, alcune frasi, una scaletta, alcune metafore, verbi di azione, attenzione. Ok è chiaro che l’ultimo intervento era di un sacerdote. Uno in gamba, che conoscevo già…(che poi casi della vita…vabbè non ve li racconto non è il momento)

Conciso, pungente, toccante, al cuore del discorso, al cuore dei problemi veri, reali, un intervento riassuntivo di chi praticamente ogni giorno in 5 minuti o poco più la domenica deve sintetizzare la parola di dio, trasformarla in qualcosa di commestibile anche a un bambino e trasmetterla toccando le corde giuste perchè arrivino al cuore o quanto meno facciano riflettere un attimo. Qualcuno abituato a lasciare che almeno una frase ben costruita, con le parole e le immagini giuste rimanga come un tarlo nella mente dell’ascoltatore almeno per un po’. I comunicatori hanno molto da imparare dai preti in gamba.

Poi c’era quella che non viaggia mai senza slide. 😉 (quindi senza chiavetta, senza portatile che non si sa mai ecc.)…Che però hanno ben accolto nel contesto, le han fatto trovare video proiettore e telo per proiettare ed un microfono senza fili. Quella che ha un attimo destabilizzato perchè "Vi ringrazio ma è un discorso che va a parare non esattamente su quello che c’è scritto sulla slide, per cui devo manovrarlo io il portatile. E’ più complicato se mi chiedete di far cenno con la testa per cambiare diapositiva, fidatevi, prendo il senza fili e sto in piedi, non parlo dal tavolo…"
La più tecnologica di tutti insomma, la anchorwoman. Quella che per parlare venti minuti aveva materiale e cose da dire che poteva tirare avanti anche per 2 ore. Ma glielo han detto chiaro che doveva stare nei tempi e così ha fatto. Quella che scende dal tavolo e va a parlare in mezzo alla gente.

Per rispetto al pubblico composto in gran parte da mamme e insegnanti che prima di partecipare al convegno, giornata conclusiva di un progetto molto più grosso in un territorio difficilissimo a livello sociale e culturale, hanno lavorato, preso e portato figli ecc…
Argomento del convegno: Genitori ed insegnanti…tutti assieme appassionatamente.
Dialogo tra famiglia e scuola per il diritto all’educazione.

Ripeto il contesto territoriale tra i più difficili della Calabria, parliamo della parte finale del Vibonese…quella che poi sfocia nella Piana di Gioia Tauro…Non è questo il momento per descriverlo…ma fidatevi, non è certo  zona tranquilla, per moltissimi aspetti.

Le slides son qui. Ho raccontato queste cose. In sintesi, la famiglia e la scuola partecipano alla educazione, perseguono praticamente lo stesso fine, che è quello di aiutare a far crescere e sviluppare la personalità del singolo ed educarlo al vivere civile e sociale. Non devono essere due mondi contrapposti, anzi devono cominciare a dialogare, o almeno a capire che, pur parlando spesso due lingue diverse, l’intento educativo è identico: il bene di questi nostri figli.

Contenuto non disponibile
Consenti i cookie cliccando su "Accetta" nel banner"

Lo so lo so…non sono esattamente 2.0. Posso fare molto di meglio. E poi non è esattamente quello che ho detto, avendo seguito poi un filo tutto mio e più contestualizzato. Ma non dovevo stupire nessuno con effetti speciali. Dovevo passare un pomeriggio 1.0 con gente 1.0 a cui trasmettere qualcosa.

Spero di esserci ruscita.

Diceva Don Bosco e con questo chiudo: "L’educazione è cosa di cuore". Ecco io il cuore ho provato a mettercelo con queste persone.

8 thoughts on “L’educazione alla fine è cosa di cuore (pomeriggio 1.0)

  1. bella forza fare l’1.0 in quei posti 🙂

    Ho ancora la sindrome tipo pubblicità Costa Crociere 🙂

  2. Ma quando hai pronunciato la frase “gli allievi sono attori”, non ti hanno chiesto la data della recita di fine anno???

    😀

  3. gigi…si il panorama è da erderci il fiato…la gente è meno di 1.0

    hanno problemi che a scriverli ti viene la pelle d’oca…

    sirdrake…ma LOL eh…

  4. Ottimo. Sotto l’apparenza di prezzemolina del Web 2.0 si cela un’arma di distruzione di massa di tutte le sciocchezze che si dicono e scrivono su scuola e insegnanti. 😉

  5. Senza quel tipo di cuore non si va da nessuna parte 🙂

    (e se poi riuscissi a vedere il tramonto, sarei ancora più soddisfatta, ecco ;-*)

  6. Riguardo il tramonto… quello di Oia a Santorini… da mozzare il fiato, indimenticabile. Peccato per le centinaia di persone che sono lì ad attenderlo. Almeno in rigoroso silenzio.

  7. sei stata in un bel posto..io c’ho fatto un lavorone di restauro..complimenti per il tuo “lavoro”..

Comments are closed.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito utilizza i cookie, anche di terze parti: cliccando su 'OK', proseguendo nella navigazione, effettuando lo scroll della pagina o altro tipo di interazione col sito, acconsenti all'utilizzo dei cookie. <br>Per maggiori informazioni o per negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta l'informativa. Informativa Estesa: Privacy e Cookie

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi