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Riflessioni su Twitter, comunicazione online e privacy

Luca chiedeva di inviargli qualche riflessione sulla Twitter mania per un articolo che sta scrivendo. Ho scritto qualcosa che ripropongo anche qui.

Posto che la privacy in rete dipende da quanto di noi sveliamo sulla rete stessa, posto che si possano tenere blog e siti dove anche raccontare i fatti propri, posto che è facile recuperare informazioni personali in rete di chiunque (sia che ne abbia scritto in prima persona, sia che ne abbiano scritto altri) già solo con google…

Gli utenti internet si dividono secondo me in utenti normali ed utenti esperti. Dove la differenza sta nell’uso che della rete si fa non nell’essere più o meno geek, più o meno informatici. E l’utente Twitter per ora mi sembra essere un utente esperto.

Io penso che in rete l’utente esperto ci mette quello che vuol far trovare da altri. Perchè sa bene che in qualche modo finisce su google, magari non sa come (utente semi-esperto) ma sa che accade. Lo sanno anche i ragazzini che mettono i video girati in classe…oramai.

Cioè, è vero che utilizzando Twitter potremmo arrivare all’estremo di dire ad eventuali topi d’appartamento quando siamo o non siamo in casa (mi pare fosse una considerazione di eiò, no era di maxime)…ma siamo noi ad usare il giocattolo. E siamo noi che decidiamo se dire o meno che siamo o non siamo in casa e soprattutto non lo scriviamo sul web come se scrivessimo t’amo sulla sabbia, lo scriviamo nel web perchè in rete rimanga e arrivi a qualcuno che lo legga.

Sul blog come su Twitter sono io utente (più o meno esperto) che decido cosa condividere di me e cosa no. Sono io utente che sono anche consapevole che sto comunicando con altri, altri che ho tra i miei contatti, certo altri che non conosco…ma altri con cui condivido interessi e passioni e soprattutto una expertise di internet e reti…Almeno i miei contatti Twitter mi sembrano così e mi sembrano tutti utenti abbastanza esperti e abituati a comunicare in rete e a riconoscerne le regole.

Ancora una riflessione. Uno strumento con funzioni simili a Twitter potrebbe essere utile in gruppi di lavoro remoti più che il messenger (chè è più invasivo) per avere traccia di cosa fanno gli altri e per gestire meglio il processo di lavoro in team, che ne so una progettazione, la stesura di testi comuni…
Ma è una riflesisone che faccio da progettista e/o docente di corsi in e-learning…da tutor online, diciamo che lo proporrei come strumento utile ed utilizzabile da subito per corsisti online che devono collaborare in rete insieme a tanti altri aggeggini web 2.0 (vedi delicious, connotea, flickr, ecc…cercate sotto il tag cate_chnologies)

Infine, il fatto che diventi una piacevole addiction è legata alla questione che siamo utenti addicted già di per sè noi che lo stiamo utilizzando, noi che ne decantiamo le lodi sui blog scrivendone anche le regole d’utilizzo…E a noi utenti web addicted (in senso buono) ci piace comunicare con gli strumenti della rete che si intrecciano col nostro lavoro e con le cose che col computer oramai facciamo come se fossero una nostra estensione…

E i contatti virtuali fanno parte della nostra comunicazione come per l’utente normale gli sms al telefonino. E’ che per me è normale anche scrivere ti amo su MSN al cosorte che mi sta accanto col suo portatile mentre lavora…e nessuno dei due si scandalizza di questo.

Chi non è avvezzo all’uso della web communication non ne diventa addicted, anzi  userà Twitter come novità del giorno e poi lo lascerà cadere nel dimenticatoio dei giocattolini informatici…anche perchè, diciamocelo, tra l’altro ci vuole anche tempo e voglia per farsi i fatti degli altri…no?

I lurker prima o poi si annoiano perchè non partecipano alla grande conversazione (che poi è un fiume che scorre veloce, o ci sei o non ci sei) e finiscono per non comprenderla non partecipando…

Infine (giuro ho finito davvero adesso)…nessuno ci obbliga. Possiamo sempre togliere il contatto dall’IM o non aprire la pagina Twitter e vivere felici uguale no?

22 thoughts on “Riflessioni su Twitter, comunicazione online e privacy

  1. che poi mi è venuto in mente un uso creativo…

    facico un account a mia mamma, mio padre e i miei fratelli (uno unico)

    e poi dico loro di seguire che faccio a 300 km di distanza quando vogliono… LOL

  2. Hai ragione tu cate. Siamo noi a dire quello che vogliamo dire a twitter. Tutto quà. semplice. la rete è il giocattolo che gestiamo noi.

  3. Non so…ma secondo me c’è un che di “patologico” in Twitter. E non mi piace per niente…

  4. placida…il patologico ce lo creiamo…ma siamo sempre noi a decidere che fare…perchè siamo noi a decidere che scrivere (almeno io…parlo per me)… è che abbiamo il tempo tra una cosa e l’altra di farci gli affari degli altri condividendo i propri…ora che è ancora simil vacanza…ma non credo che ci metteremo a fare solo quello…

  5. Condivido pienamente l’analisi, del fatto che comunque siamo noi a decidere quello che far sapere… siamo noi che creiamo la “rete” e con rete non intendo l’infrastuttura, ma le connessioni sociali che si vengono a creare usando applicazioni come flickr, delicious, blog, forum ed anche twitter. E’ questo il bello del web sociale, il fatto di umanizzare le scritte e le immagini, di creare realemente una rete…

    Ok.. forse il commento è un po’ sconclusionato.. però era per dire che mi piace…

  6. si …anche i ragazzi che hanno messo il video del ragazzo down picchiato in fondo lo hanno messo su google perchè altri potessero scaricarlo (magari pensavano solo i loro amici)….

  7. semplicemente: il tuo post secondo me non fa una piega.

    non saprei dire se c’è qualcosa di patologico in twitter, ma oggi ho provato ad “ignorarlo”.

    e m’è mancato.

  8. io, quando lavoro al pc e vedo finestre e finestrine che mi si aprono, avvisi di questo e di quello che compaiono, perdo la concentrazione e non combino più niente. la concentrazione su quello che sto facendo per me è essenziale: dedicarmi tutta a una cosa per farla come dico io… con questi aggeggi mi sconcentro e mi limito a cazzeggiare. ho perfino dovuto togliere i preferiti dal blog perché gli avvisi a raffica mi facevano impazzire… sono una vegliarda o qualcun altro si sente come me?

  9. Io credo che twitter possa diventare virale ne più ne meno di Yahoo Messenger o Msn Messenger o Google Talk. Molte volte se devo lavorare *davvero* devo spegnere tutto per riuscire a concentrarmi. Perché se qualcuno mi scrive non riesco a non rispondere. Allora spengo ma mi manca. Però, appunto, spengo. Ossia comando (ancora) io.

  10. blimunda è esattamente quello che volevo dire io…quando serve concentrazione assoluta basta spegnere, se è acceso (twitter come i vari messenger, come il feed reader…come skype…) siamo consapevoli che è acceso e che possiamo essere contattati….sta a noi valutare quando essere aperti alla comunicazione in rete o meno, sta a noi scegliere la modalità di appartenenza alla grande rete di volta in volta…

  11. Sì, ok, tutto bello, però…(la mia è solo una riflessione a voce alta, sia chiaro)…

    …però a volte è più bello staccare la spina del computer e del cellulare, leggere un libro, uscire di di casa, non fare sempre cose da nerd…e lo dice un nerd vero, che a 8 anni passava le giornate a programmare in Basic…

    Viaggiare sempre sull’onda dell’ultima tecnologia da solo l’illusione di essere in mezzo alla grande conversazione, ma in realtà non mi sembra che si discuta granchè…molto gossip…molto rumore…molti cavoli propri…

    Comunque non è il Twitter di turno che mi inquieta (potrebbe anche essere la più grande applicazione del secolo, ma la userò quando mi sarà realmente utile), ma questo correre dietro alle mode e alle manie del momento come un gregge quasi compatto. Non è proprio quello che si è sempre criticato nel mondo “offline”?

    Ogni settimana ha la sua mania, spesso anche più di una contemporaneamente, che poi si dissolve in una bolla di sapone. Di certo queste meteore sono ottime esche per link, e ci sono dei veri professionisti della materia in giro, capaci di sfruttarne appieno il potenziale.

    Boh, non lo so, sono perplesso, perchè alla fine queste cose comunque mi attirano molto, come le sirene di Ulisse…

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