Lavoro, parolando, Privacy, Sempre di corsa

Balletto estivo del precario

L’insegnante precario non va in vacanza ma vigila. Qualora ci andasse, vigila uguale. Perchè puntuale ogni anno come il ballo dell’estate, l’insegnante ha appuntamenti improrogabili, a cui deve partecipare anche fisicamente, che cominciano da fine luglio e finiscono (if God wants) il primo settembre con la presa di servizio.
Pubblicazione dei calendari di convocazione, ricerca dello spezzone o della cattedra perduta, convocazioni, scelta della sede. Fosse così sarebbe troppo lineare.

Invece accade che l’insegnante precario si attacca al telefono, al cellulare o ad internet. Oppure organizza spedizioni al CSA o presso i sindacati per verificare di persona. Le notizie circolano, le notizie vengono nascoste o frammentate o date col contagocce e solo a pochi intimi. L’insegnante precario, magari in vacanza in località remote, spende e spande di telefonino o di internet per sapere tutto quello che lo riguarda, i movimenti alla luce del sole o nascosti riguardanti la sua classe di concorso. Oppure incarica qualcuno di farlo. Comunque spende e spende di cellulare per le investigazioni.

L’insegnante precario
si procura dai servizi segreti le graduatorie che lo riguardano, elabora schemini, sguinsaglia i servizi segreti e il passaparola per carpire notizie sui colleghi e le colleghe che lo/la precedono in graduatoria. Quello è in ruolo là, quell’altro sta per entrare, quall’altra ha cambiato provincia, o ha cambiato lavoro, quello ha preso il sostegno, quell’altro è emigrato in Australia a cercar miglior fortuna…
Schemini fitti fitti di dati personali, alla faccia della privacy, custoditi gelosamente. Sa tutto di tutti l’insegnante precario. Chi è in gravidanza e chi si presuppone lo sarà a breve. Quanti figli hai, di dove sei, se i tuoi stanno bene in salute, dove abiti, se hai la macchina o viaggi coi mezzi, perchè sei in questa provincia a rubare il posto altrui…L’insegnante precario non sa o finge di non sapere, che la maggior parte dei suoi colleghi ha adottato la stessa strategia bellica.

L’insegnante precario
si presenta alle convocazioni (dicesi convocazione quando ci si ritrova in una scuola X per scegliere la scuola dove si andrà a lavorare, sempre se scorrendo i nominativi arrivano al nostro), sia se convocato perchè in posizione utile, sia se non convocato che non si sa mai, ci sono assenti e la graduatoria scorre fino alla sua posizione. La lotta è all’ultimo spezzone di cattedra disponibile. Con attenzione massima a non farsi fregare la scuola di montagna che vale punteggio doppio. Una bella quantità di bella gente, saluti e sorrisi spesso falsi, competizione che si taglia nell’aria, invidia per chi precede per punteggio  l’insegnante precario nell’elenco dei convocati, segreti desideri e auguri di malattia (anche decesso a volte). Tutto perchè si arrivi al nostro nome, possibilmente con disponibile la scuola di montagna giusto sotto casa. Convocati spesso e volentieri in numero almeno doppio ai posti disponibili, che immancabilmente terminano di essere distribuiti molto prima.

L’insegnante precario storico
(con più di 5 anni d’esperienza, alcuni anche più di 10) odia il sissino novello abilitato, giovane ventiseienne o poco più che non ha ancora capito la funzione sociale, educativa e costruttiva per la propria personalità che porta con se tale balletto estivo, giovane molto seccato che si domanda pubblicamente perchè il posto non glielo danno subito, come gli avevano promesso, dopo due anni di sacrifici? Vagli a spiegare che c’è chi molto prima di lui/lei ha vinto un concorso a cattedra eppure sta là paziente ad aspettare se verrà il suo turno.

Tutto ciò per chiedervi di incrociare le dita. Affinchè catepol non sia, come per l’anno scolastico appena terminato, la prima dei non eletti. Potrei arrivare a qualche ora di inglese alle superiori in qualche posto ameno (e d’inverno innevato) dell’appennino lucano, ma soprattutto è magicamente ricomparso (anche se non so perchè tentano di nasconderlo) il posto da educatrice nel convitto dietro casa…che spetta a me. Incrociate le dita e stay tuned. San Precario pensaci tu.

17 thoughts on “Balletto estivo del precario

  1. ma vuoi mettere i 300 metri da casa anche se è un lavoro che mi piace di meno che insegnare inglese ad ignari studenti?

  2. Anche io faccio parte del clan… Per ora okkupata, (ma in realtà nullafacente – vedi il mio blog) sono sempre alla ricerca di qualcosa di meglio… Bisognerà pur sperare nella vita, o no?! Quando ho vito il film “Il vangelo secondo San Precario” o qualcosa del genere, be’, mi ha messo un bel po’ di tristezza, mi sono riconosciuta e ho riconosciuto amici e parenti nel ritratto di questa generazione di sfigati senza pace lavorativa ( e di conseguenza economica, emotiva, sociale, credo) Che dire??? Che San Precario ci faccia la grazia…

  3. La tua descrizione mi fa ritornare all’ansia delle giornate passate in provveditorato prima dell’89!

    😉

    In bocca al lupo catepol!

  4. hola Cate, che ne dici di organizzare la truppa dei precari mescolando le varie competenze per vedere se esce qualcosa tipo “agenziarisolviproblemi, che siamo competenti, rispondiamo subito, costiamo poco e siamo pure giovini belli e simpatici” ??

    il tutto in salsa web 2.0, of course

    tuo cicciox anonimo

  5. Cara Catepol,

    nessuno ti capisce meglio di me..purtroppo ogni anno è così, semmai questa volta di positivo c’è stato, almeno al CSA di Roma, sapere che prima del 28 agosto nessuna operazione di assegnazione ci sarebbe stata. San Precario, mi sa, ormai, vanta flotte di fedeli…

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