Lavoro, parolando, Riflessioni, Viaggi

Dei convitti: strani posti, strane esperienze

Posto che vai usanza che trovi. Stesso lavoro, modalità diverse, orari diversi, riconoscimento professionale che cambia, ragazzi/e di differenti appartenenze ed educazione, colleghi sempre strani, a volte gentili, spesse volte incomprensibili. Nella mia esperienza ne ho visti e frequentati 5, di giorno e di notte. Tolto il primo, soprattutto di notte.

Si nel primo, quello giù in Calabria, arrivata per caso poi mi ci hanno confermato per tutto l’anno. Avevo la mia classe, una quarta elementare. Ero la maestra di pomeriggio, quella che li faceva giocare e fare i compiti. Colleghi e maestre rispettosi ognuno degli spazi educativi degli altri. Ambiente sereno. Genitori contenti. Si trovava in centro città, la mia. Ero anche conosciuta come la figlia del Preside (non di quella scuola). Orario comodo o scomodo (dipende dagli altri impegni che uno ha): ogni giorno dalle 13 alle 18.

Poi venne il secondo, l’anno successivo, nella capitale. Anche quello abbastanza centrale, zona Flaminio. Arrivata di domenica, catapultata sulla notte precedente al primo giorno di scuola, senza sapere cosa fare, senza conoscere nè le ragazze, nè le colleghe, nè il funzionamento. Orario provvisorio, comunicato ogni giorno per il giorno dopo. Struttura immensa. Orari notturni e pomeridiani, solo con ragazze. Nell’impossibilità di avere la certezza di programmare la mia permanenza romana, mi feci decadere dalla nomina. E mi andò meglio perchè finiì l’anno scolastico ad insegnare inglese alle superiori, di nuovo a casa. Mi rimane il ricordo di qualche notte fatta con molto timore che potesse succedere qualcosa. Stanzetta per la notte accogliente. Colleghi: e chi li ha visti?

Trasferimento a Milano. E tra le altre cose, anche l’incarico annuale. Passato a fare notti, serali e pomeriggi a rotazione, domeniche comprese. Sorpresa: sono tutti maschietti. A noi donne ci affidano sulla carta i piccolini: 4 dalla terza alla quinta elementare, tra cui il "mostro" con doppia personalità, arrampicatore di cornicioni e lanciatore di sedie e poi quelli di prima media (peccato che fossero anche stati bocciati, o erano extracomunitari). Illegale ma che fare? Lettino in mezzo al corridoio tra le due camerate. Solo una coperta e tutti gli spifferi dai finestroni. Perchè "Voi la notte siete qui per vigilare!" Ipse dixit. Occhi spalancati tutta la notte e orecchie bene aperte. A 12/13 anni le donne vengono pur viste in modo diverso, meglio non rischiare con questi qui. Dimenticavo la matta della Preside, con cui intrapresi una corrispondenza di amorosi sensi fatta di rilievi e note anche per mancata vigilanza, culminata in tribunale per comporamento antisindacale (il suo). Colleghe affiatate tranne una, prediletta dalla preside. Colleghi un po’ sui generis. Ci ho dormito anche insieme, quando nella rotazione ci si trovava 2 donne e un uomo invece che 2 uomini e una donna. E al piano superiore doveva starci per forza un uomo, che erano tutti delle superiori. Milano: noi tutti terroni, preside e bidelli inclusi. Uno solo polentone, neanche di Milano: veneto. Anno memorabile. Ho imparato tante cose: a cavarmela da sola, a non spaventarmi di nulla, a girare per Milano dopo le 22.00.

Trasferimento a Potenza. Recupero (che culo) l’incarico anche qui. Ragazze sì ma in mezzo ai maschietti. E’ un alberghiero. Tutte adolescenti, tutte con mutanda abbinata al trucco, tutte innamorate. La stanzetta è accogliente. Peccato che i corridoi siano comunicanti e bisogna fare la guardia perchè non accadano "accoppiamenti". Colleghi urlatori e polemici, scuola senza capo nè coda, dove ognuno fa il bello e il cattivo tempo. Emergenza neve ti tocca pure lavorare. Di positivo: è dietro casa. Orari pomeridiani, serali e notturni (con libertà il giorno che segue).

Quest’anno meno culo, mi tocca aspettare che le colleghe si ammalino per poter lavorare, sia qui dietro casa (ma ci sono grandi casini sull’organico e spesso non chiamano neanche) oppure a 100 e passa kilometri. Ultimo avamposto della provincia. Colleghe e colleghi gentilissimi. Sapendo che viaggio mi scambiano i turni per farmi viaggiare il meno possibile. Ragazze educate che salutano sempre. A studio fanno da sole. Rispettano gli orari. Ci si chiude a chiave, per la notte. Ambiente separato da quello dei maschietti. Buona cucina. E lo confesso pubblicamente: finalmente la notte mi addormento. Alla fine del grande fratello, ma mi addormento. Punto la sveglia, le chiamo. Si va a fare colazione, vanno a scuola e io mi rifaccio l’ora e mezza per tornare a casa.

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